Io sono uno stronzo. Aiutami a dire stronzo, Stronzo. Prova ad alzare il dito medio e dimmi stronzo. Stronzo! Io sono uno stronzo fino alla punta dell’alluce, che è stronzo pure quello. Con quella forma dritta, quasi ad annullare tutte le curvature del mondo. Sono stronzo per fattori genetici, oppure di sangue, stirpe di stronzi che saccheggiavano le vallate di innocenti e imbelli prossimi che amavano il prossimo loro come e più di se stessi. Sono stronzo di default, per snobberia quotidiana, per allergia acuta e irreversibile verso le certezze di ognuno. Anche delle mie. Sono stronzo con me, anzi soprattutto con me. Mi declino tenerezze, e quando sono vulnerabile, attacco con lo stronzo feroce che vive sempre allerta dentro, nascosto sotto il polmone sinistro. Io sono uno stronzo con quelli che cercano di vomitarmi addosso le loro benevoli certezze assolute, con chi finge di bollirmi il cuore dentro pentole senza acqua. Ne fuoco. Solo il calore della loro luminosa solitudine. Io sono uno stronzo per difetto e per diletto, per passione e antipatia, per sopravvivere alla noia dei vinti e dei santi. Io sono uno stronzo per una malattia rara e frequentissima, unica e banale, amorevolmente odiosa. Io sono uno stronzo e mi addormento con l’unica certezza che ho capito.