Mi piacciono i negozi di scarpe. Non le scarpe, ma l’odore delle scarpe nuove, il cuoio che sembra appena munto, odori e profumi che rincorrono il cervello da dentro il naso. Mi piacciono i vecchi negozi di scarpe, quelli che non ci sono più, quindi mi piace il ricordo dei negozi di scarpe, la memoria degli odori appassionati di colle su tacchi apocalittici. Mi piacciono le scatole delle scarpe, così inutilmente utili, contenitore da portarsi dietro, da dimenticare in armadi, da ritrovare un attimo prima di gettare vie scarpe oramai troppo vecchie. Le scatole delle scarpe proteggono i negozi di scarpe dal rumore della strada, un muro di cartone che veglia come sentinella silente, vigili urbani in incroci che rigurgitano frette addomesticate. Le scarpe si addormentano nelle scatole delle scarpe, si cullano dalla fatica che le attenderà. Si nascondono dal terrore del brutto piede che forse le sorprenderà. Le scatole delle scarpe sono contenitori del ricordo, libretti del risparmio della fatica trascorsa e di quella perduta. Ecco, io sono simile ad una scatola delle scarpe. Rassicurante, perdutamente fedele al ricordo del contenuto. L’abbandono del contenitore mi appartiene.